lunes, 14 de noviembre de 2016

VARGAS LLOSA E GLI EBREI (Vargas LLosa y los judíos)

Vargas Llosa e gli Ebrei


Vargas Llosa antisemita?
Essere premio Nobel per la letteratura rappresenta la grandezza, ma in Mario Vargas Llosa è più grande la sua vocazione democratica contro il totalitarismo. Allora, perché ha recentemente assunto una posizione così critica contro Israele, l’unico paese veramente democratico del Medio Oriente? Nella sua recente cronaca, “I Giusti di Israele”, apparso in Spagna su El Pais il 26 giugno scorso, ha accusato gli ebrei d’essere la causa dei mali palestinesi.
La mia domanda è: perché la visione dello scrittore rimane così miope nell’analisi del conflitto ebraico-palestinese?
Vargas Llosa certamente conosce tutte le complessità del conflitto, che non è altro che una antinomia di fede e legge nell’antica Terra Promessa, attraverso i pregiudizi inerenti e la geopolitica. Il problema umanitario e la richiesta palestinese si sono evoluti dal momento della creazione dello stato di Israele nel 1948, alla luce di un incontro fra sentimenti antisemiti globali, sostenuti da due grandi nemici totalitari: il comunismo e l’Islam. Vargas Llosa sa che lo Stato ebraico vive sotto la minaccia d’essere cancellato dalla carta geografica, un altro Olocausto. Egli sa che i sogni nazisti sono ripresi, che magnati come Soros impiegano molti fondi per danneggiare Israele.
L’approccio di Vargas Llosa dunque non affronta gli aspetti reali del problema dell’infelicità palestinese. Come giudice di fatti storici, si schiera dalla parte di coloro che sponsorizzano un Israele unilateralmente compassionevole, senza prendere in considerazione la posizione terroristica dell’avversario, istituzionalizzato in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza (sotto le bandiere delle autonomie), e riluttante a negoziare le proposte per convivenza e pace lanciate dei leader israeliani. L’equilibrio degli opposti non sembra essere rilevante quando si tratta di pregiudizi politici e di propaganda; i civili ebrei uccisi dalle bombe di Hamas non importano a nessuno. Né la povertà dei palestinesi interessa ai leader miliardari di Hamas e Fatah, spreconi degli aiuti internazionali. E nemmeno tutti i palestinesi sono contro Israele come documenta Daniel Pipes in “L’inferno di Israele è migliore del paradiso di Arafat” (2005).

La verità è che lo scritto di Vargas ha provocato polemiche sulla stampa, con accuse di “diffamazione”, di “visione elitaria ashkenazi”, di sfruttamento dell’antisionismo internazionale.
Allora il grande scrittore ha optato per la “civiltà dello spettacolo” che lui stesso ha denunciato? È diventato pro musulmano? Credo di no. Se esiste uno scrittore illustre è lui. Non risulta che sia anti-giudaico. Il tema dei giusti, trattato nel suo articolo, è il dispositivo che gli permette di intellettualizzare una realtà su cui trarre i vantaggi politici, allineandosi con un settore di intellettuali ebrei che sono in sintonia con lui, come David Grossman e Amos Oz. Si può sospettare che dia credito volutamente a certi argomenti radicali contro la salvaguardia di Israele e cerchi di evitare il giudizio sul lato negativo della parte palestinese (la corruzione, il terrorismo, profitti di guerra, le lotte fratricide). In questo senso, accetta il mainstream dei sofismi della sinistra mondiale, la garanzia del politicamente corretto, lo spirito delle Nazioni Unite: essere amico degli infelici palestinesi. Così, per princioio, senza che la ragione, le bombe e la verità ci abbiano a che fare. Il peggio di tutto tuttavia è che Vargas Llosa, che trasuda incoerenza, dia valore e, a sua volta incoraggi, sentimenti e dottrine che continuano a schierarsi contro l’esistenza del popolo ebraico. E se di giusti si tratta, questa volta Vargas Llosa non lo è.
Antonio Ramos
cubano-americano, è scrittore, architetto e giornalista

Vargas LLosa y los judíos

A Nadine Shenkar

Por Antonio Ramos Zúñiga, escritor

Ser Premio Nobel de literatura es grandeza, pero en Mario Vargas Llosa lo es más su vocación democrática contra el totalitarismo. Entonces, ¿por qué recientemente ha asumido una posición tan crítica contra Israel, el único país realmente democrático del Medio Oriente. En su reciente crónica, “Los Justos de Israel” (1), culpa a los judíos de los males palestinos. Mi pregunta es por qué  la visión del literato se queda tan corta en el examen del conflicto judío-palestino.

Vargas llosa sin duda conoce todo el intríngulis del conflicto, que no es otro que una antinomia de la fe y el derecho en la antigua tierra prometida, pasando por los prejuicios y la geopolítica inherentes. El problema humanitario y la reivindicación palestina, ha evolucionado desde la creación del estado de Israel, en 1948, como la excusa de choque de los sentimientos antisemitas globales, abanderados por dos grandes enemigos totalitarios: el comunismo y el islamismo. Vargas Llosa sabe que el estado hebreo vive bajo la amenaza de ser borrada del mapa, otro holocausto. Sabe que los sueños nazis siguen reasumidos, que magnates como Soros, gastan mucho dinero para dañar a Israel

El enfoque de Vargas Llosa no aborda las reales aristas del problema de la infelicidad palestina. Como fiscal de los hechos históricos, se pone del lado de los que auspician un Israel unilateralmente compasivo, sin tomar en cuenta la postura terrorista del adversario establecido en Cisjordania y la franja de Gaza (autonomías) y renuente a negociar las propuestas de coexistencia y paz de los líderes israelíes. La fatalidad de los opuestos parece no ser relevante, cuando se trata de parcialidad política y propaganda, los civiles hebreos asesinados por las bombas de Hamas importan un carajo. Tampoco la pobreza de los palestinos importa a sus  líderes millonarios de Hamas y Fatah, despilfarradores de la ayuda internacional. No todos los palestinos están en contra Israel (2)

Lo cierto es que el escrito de VLL ha provocado réplicas en la prensa: le llaman  “libelo”, lo acusan de “visión elitista askenazí de izquierda”, o de beneficiarse del  antisionismo internacional. ¿Acaso el gran escritor ha sido decantado por la “civilización del espectáculo” que él mismo anunció? ¿Es pro musulmán? Creo que no. Si hay un escritor preclaro es él. Que sepamos  no es antijudío. El tema de los justos es el artificio que le permite intelectualizar una realidad para sacarle lascas políticas, alineado con un sector de intelectuales judíos que le simpatizan, como David Grossman y Amos Oz. Es sospechoso que le de crédito a ciertos argumentos radicales en contra de la salvaguarda israelí y evite enjuiciar el lado negativo de la parte palestina (corrupción, terrorismo, negocio de la guerra, luchas fratricidas). En este sentido asume una tendencia del sofisma de la izquierda mundial, el aval de lo políticamente correcto, el espíritu de las Naciones Unidas: ser amigo de los infelices palestinos. Así, sin que la razón, las bombas y la verdad tengan que ver. Lo peor de todo es que Vargas Llosa, destilando inconsecuencia, le da valor y a su vez anima los sentimientos y doctrinas que continúan enfilados en contra de la existencia del pueblo judío.  Y si de justos se trata, esta vez Vargas Llosa no es un justo. 

(1)   Mario Vargas Llosa. “Los Justos de Israel”. Artículo en: El País, España, 26 de junio de 2016. 
(2)   Daniel Pipes. “The hell of Israel is better than the paradise of Arafat”. Daniel Pipes Middle East Forum, 2005.
Antonio Ramos Zúñiga
Fundación Arca-I, Milán, Italia.